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Friday, January 26, 2007

Laicità


Nel tempo in cui stiamo vivendo essere laici significa assumere la distinzione tra ciò che appartiene allo Stato e ciò che invece riguarda la fede. Distinguere non significa costruire un fossato o alzare un muro ma rendersi responsabilmente consapevoli del fatto che vi è una sfera delle decisioni che appartiene alla società civile nel suo complesso ed un’altra invece che impegna il singolo individuo credente o la comunità di fede alla quale egli si riferisce. Spesso si dice laico per significare semplicemente “non dogmatico” ed indicare un individuo responsabilmente critico anche nei confronti delle proprie convinzioni più radicate. “Laico non è colui che rifiuta o deride, il sacro, ma letteralmente colui che vi sta di fronte…Laico è ogni credente non superstizioso…E così è laico ogni non credente che sviluppi senza mai assolutizzare o idolatrare il proprio relativo punto di vista…” (M.Cacciari). Laicità, quindi, come spirito critico e vigile sulle ortodossie; laicità come costante interrogazione su ciò che istituzioni religiose o apparati ideologici dichiarano indiscutibile e assoluto. Laicità insomma come “etica” di un uomo libero e razionale che, anche quando si apre alla fede, non rinuncia ai suoi dubbi ed alle sue riflessioni e perfino alle sue contestazioni nei confronti di talune formulazioni dogmatiche delle varie “chiese”.

Parlare per crescere


Occorre maggiore impegno quotidiano (qualcosa sta migliorando). Collaboriamo, confrontiamoci e discutiamo sulle iniziative da attuare a livello locale per sensibilizzare e promuovere le nostre idee, la nostra politica. Riappropriamoci del significato nobile di “fare politica” inteso come pura aggregazione, come sano confronto, come unione di persone con religioni e culture diverse.
Fare veramente politica significa stare a contatto con la gente comune, confrontarsi con loro nel quotidiano, dai piccoli problemi ai bisogni più grandi. Vuol dire anche condividere con loro gioie e soddisfazioni. Bisogna saper valorizzare e valutare l’individuo, ascoltare sempre tutti e mai massificare. Cosa c’è di più sano di una politica svolta con questo spirito e con questi intenti? Riscopriamo il piacere di parlare e la virtù del saper ascoltare, invece oggi sembra sempre più difficile poter fare ciò. Mostrare interesse e riscoprire le “cose semplici” è importante ad ogni età. Promuoviamo iniziative che non per forza devono avvenire attraverso i canali dei partiti ma che possono e devono arrivare anche dalla “base” dell’elettorato, da tutti noi. Volantinaggio, giornali, opuscoli, riunioni… tutte queste cose (e molte altre) possono essere, pur nella loro semplicità, utili e fondamentali. E’ molto importante riuscire a discutere ed informare senza i preconcetti e l’ombra dei partiti cosiddetti “istituzionali”, i quali portano subito le persone ad etichettare individui ed iniziative senza neppure sapere che cosa esprimono e pensano. Bisogna ascoltare le persone e capire ciò che realmente vogliono esprimere e sostenere, senza avere diffidenze preconcette. Penso che dobbiamo iniziare a discutere, con maggiore responsabilità, sulle iniziative che possiamo promuovere e portare avanti, ognuno nella sua zona di residenza. Il pensiero di sinistra, laico, progressista ed ambientalista deve essere il punto d’incontro e di fondamento.

C.C

Rapporto ambientalismo-mondo cattolico


Il “mondo” ambientalista non è né pro né contro il mondo cattolico. Occorre affermare con decisione la laicità della politica come dato universale di tutte le iniziative. Se poi su alcune tematiche si trovano punti di convergenza con il mondo cattolico (o mussulmano o buddista ecc…) meglio ancora: perché la pluralità di idee porta sempre ad un arricchimento personale e della comunità.
Vorrei sottolineare come molte volte sia la Chiesa stessa ad allontanarsi dalla politica ambientalista: ne sono dimostrazione i “cattolicissimi” partiti di centro-destra. Il problema sta all’origine, perché infatti le religioni non dovrebbero occuparsi del cosiddetto “potere temporale” ma solo dell’ambito personale e spirituale delle persone. Se poi un cattolico voglia far parte del mondo ecologista, in quanto cittadino e non in quanto cattolico (e ciò non vuol dire rinnegare niente e nessuno perché la religione riguarda la sfera personale dell’individuo) mi sembra palese che non ci siano motivi di contrasto o conflitto.
Inoltre il cosiddetto “mondo cattolico” ha al suo interno moltissime correnti differenti quindi è difficile parlare e considerare questo soggetto come una semplice omogeneità di pensieri e azioni.