Laicità
Nel tempo in cui stiamo vivendo essere laici significa assumere la distinzione tra ciò che appartiene allo Stato e ciò che invece riguarda la fede. Distinguere non significa costruire un fossato o alzare un muro ma rendersi responsabilmente consapevoli del fatto che vi è una sfera delle decisioni che appartiene alla società civile nel suo complesso ed un’altra invece che impegna il singolo individuo credente o la comunità di fede alla quale egli si riferisce. Spesso si dice laico per significare semplicemente “non dogmatico” ed indicare un individuo responsabilmente critico anche nei confronti delle proprie convinzioni più radicate. “Laico non è colui che rifiuta o deride, il sacro, ma letteralmente colui che vi sta di fronte…Laico è ogni credente non superstizioso…E così è laico ogni non credente che sviluppi senza mai assolutizzare o idolatrare il proprio relativo punto di vista…” (M.Cacciari). Laicità, quindi, come spirito critico e vigile sulle ortodossie; laicità come costante interrogazione su ciò che istituzioni religiose o apparati ideologici dichiarano indiscutibile e assoluto. Laicità insomma come “etica” di un uomo libero e razionale che, anche quando si apre alla fede, non rinuncia ai suoi dubbi ed alle sue riflessioni e perfino alle sue contestazioni nei confronti di talune formulazioni dogmatiche delle varie “chiese”.